Archiginnasio

 

L'Archiginnasio di Bologna è uno dei palazzi più significativi della città di Bologna: ubicato nel cuore del centro storico, fu sede dell'antica Università ed è ora sede della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio.

Il palazzo

Il teatro anatomico del 1637

La costruzione dell'Archiginnasio data dal XVI secolo, quando l'area di Piazza Maggiore fu drasticamente ristrutturata per volere papale: negli stessi anni fu costruita tra l'altro anche la fontana del Nettuno.

La realizzazione dell'Archiginnasio fu commissionata da papa Pio IV per mezzo del Cardinale Legato Carlo Borromeo e Pier Donato Cesi che assegnarono il progetto ad Antonio Morandi (detto il Terribilia), il quale terminò il lavoro di costruzione tra il 1562 ed il 1563. Obiettivo del progetto era la realizzazione di un luogo unitario dove svolgere gli insegnamenti universitari relativi alle diverse discipline, prima di allora dispersi tra sedi e luoghi diversi.

L'Archiginnasio rimase sede dello Studium bolognese dall'anno della propria inaugurazione (1563) fino al 1803.

Il palazzo è strutturato in due piani con porticata anteriore e corte interna che ingloba l'ex chiesa di Santa Maria dei Bulgari. Tra le emergenze storiche principali si annovera il teatro anatomico (che fu costruito su progetto di Antonio Levanti nel 1637). Questo era una sala dedicata allo studio dell'anatomia a forma di anfiteatro, costruita in legno d'abete, soffitto a cassettoni, e decorata con statue, restaurata nel secondo Dopoguerra dopo che i bombardamenti americani del 1944 l'avevano pesantemente danneggiata. È caratterizzato da una cattedra, dove sedeva il professore, sovrastata da un baldacchino retto da due statue di uomini nudi e privati della pelle, detti "gli spellati", opera settecentesca di Ercole Lelli che si può a ben diritto definire come un connubio tra arte e scienza. Le numerose statue che decorano le pareti rappresentano medici dell'antichità e della contemporaneità, in busto se ritenuti figure minori, a figura intera se considerati eminenti luminari. Le due statue principali, alla destra dell'entrata, raffigurano Ippocrate e Galeno, rispettivamente il più importante medico greco e il più importante medico romano. Una statua interessante, sulla parete opposta alla cattedra, raffigura un medico che regge in mano un naso: si tratta del bolognese Gaspare Tagliacozzi, precursore della rinoplastica.

Al piano superiore del palazzo sono collocate anche le antiche sale di studio dei legisti (studenti di giurisprudenza) e degli artisti (studenti di altre materie): le corrispondenti aule magne sono la Sala dello Stabat Mater e la Sala di Lettura dell'odierna Biblioteca Comunale. Sia i legisti che gli artisti disponevano di dieci aule, ma quelle dei legisti, considerati "studenti di serie A" e un po' snob, erano tutte disposte lungo il corridoio principale. Legisti ed artisti salivano al primo piano mediante due scaloni distinti, giacché non intendevano in alcun modo mescolarsi.

A testimonianza della lunga storia universitaria del palazzo è rimasto un enorme complesso araldico murale (che si compone di 7.000 stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori), che fortunatamente si salvò dalla distruzione ingiunta dal governo repubblicano nel 1797 e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

L'edificio cessò la sua funzione universitaria nel 1803. A partire dal 1838 è sede della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, la più grande dell'Emilia-Romagna, che conserva importanti testi nelle discipline storiche, filosofiche, politiche, letterarie, artistiche, biografiche e bibliografiche ed una sviluppata sezione dedicata alla cultura bolognese. Tra l'altro, la biblioteca conserva circa 35.000 manoscritti ed incunaboli.

Bibliografia

  • Michael Kiene, L'architettura del Collegio di Spagna e dell'Archiginnasio. Esame comparato dell'architettura universitaria bolognese con quella europea, in "Annali di Storia delle Università italiane", volume 1, 1997

 

Biblioteca comunale dell'Archiginnasio

 

 

La Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, è una biblioteca di Bologna, specializzata nel campo umanistico e nella storia della città, che ha sede presso il palazzo dell'Archiginnasio.

Storia

La biblioteca venne fondata nel 1801 presso il convento di San Domenico per raccogliere il patrimonio librario degli ordini religiosi soppressi da Napoleone[1].

Nel 1838 venne trasferita nell'attuale sede, nel palazzo dell'Archiginnasio, dove fu organizzata da Luigi Frati, direttore dal 1858 al 1902[1]. Suo successore fu Albano Sorbelli, che la diresse dal 1904 al 1943.

L’incremento delle raccolte fu dovuto non solo ad acquisti, ma anche a donazioni da parte di illustri personalità e di studiosi bolognesi d’elezione, come il cardinal Giuseppe MezzofantiMatteo VenturoliAntonio MuñozGiovanni GozzadiniMarco MinghettiTeodorico LandoniSeverino FerrariGiovanni PascoliCarlo Alberto PizzardiAlberto DallolioPietro Giacomo RusconiAldobrandino Malvezzi de’ MediciGiovanni VenturiniLeone BolaffioGiovanni BoerisOreste Trebbi, il già ricordato Albano SorbelliGaetano Bussolari[2]Alessandro CervellatiCincinnato BaruzziAntonio GandolfiAntonio BaldacciEnrico FratiAntonio CappelliMaria Sara GorettiFederico RavagliPietro BubaniJacob Moleschott, Luigi SerraLaura BassiAurelio Saffi, Riccardo BacchelliPelagio Palagi.

Tra gli ultimi rilevanti lasciti figura anche quello di Luciano Anceschi, giunto nel 1991, e costituito dai quasi 27.000 volumi della libreria personale del critico e docente, dai circa 3.000 stampati e da un ricchissimo epistolario di 17.668 lettere.[3].

La biblioteca produce "L'Archiginnasio - Bollettino della Biblioteca comunale di Bologna", con indice cronologico e per autore dal 1967[1].

Patrimonio

La biblioteca dispone di circa 800.000 volumi ed opuscoli, circa 2.500 incunaboli, circa 15.000 cinquecentine, 7.500 testate di periodici, di cui 750 in corso[4].

Tra gli incunaboli figurano alcuni esemplari unici, come la Mascalcia di Agostino Columbre (Napoli, F. Del Tuppo, 1490), le Favole d’Esopo (Bologna, Ercole Nani, 1494), l’Infancia del Salvador di Bernardo de Caravaca (s.l., ma Burgos, Giovanni da Burgos, c. 1495)[2].

In questo patrimonio rientrano anche i manoscritti, divisi in quattro fondi:

  • "Manoscritti A" (3.000 unità di vario genere non riguardanti Bologna);
  • "Manoscritti B" (5.000 unità riguardanti specificamente la storia, la cultura e la vita bolognese);
  • "Manoscritti Gozzadini" (445 unità facenti parte del lascito del già citato conte e senatore Giovanni Gozzadini);
  • "Fondi speciali" (circa 5.500 unità archivistiche tra documenti, carteggi e collezioni particolari sempre riguardanti la città)[1].

Note

  1. a b c d Raffaella Tamiozzo, Biblioteca dell'Archiginnasio, "Biblioteche Oggi", Milano, Ed. Bibliografica, n. 4, 2003, p. 72-73.
  2. a b Cfr. Ettore Apollonj, Marcello Maioli, Annuario delle biblioteche italiane, I vol., Roma, F.lli Palombi, 1969, p. 117.
  3. ^ Articolo giornalistico: "Anceschi dona l’epistolario", ne “La Stampa”, Torino, 9 novembre 1991
  4. ^ Elenco delle raccolte sul sito dell'Archiginnasio.

Bibliografia

  • Raffaella Tamiozzo, Biblioteca dell'Archiginnasio, "Biblioteche Oggi", Milano, Ed. Bibliografica, n. 4, 2003.