Basilica di San Petronio

 

« La facciata di san Petronio sembra un campo arato e i ruvidi solchi dei mattoni sporgenti hanno il colore delle zolle emiliane, appena ribaltate dal vomere. » (Cesare Marchi, Grandi peccatori, grandi cattedrali)

La basilica di San Petronio è la chiesa più famosa e maestosa di Bologna, dove domina Piazza Maggiore ed è la sesta chiesa più grande d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra, la cattedrale di Siviglia, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze.
Le sue imponenti dimensioni (132 metri di lunghezza e 66 di larghezza, con un'altezza della volta di 45 metri, mentre sulla facciata tocca i 51 metri) ne fanno la quarta chiesa più grande in Italia (la terza, se si esclude San Pietro in Vaticano)[1]
Nel giugno del 1390 il Consiglio dei seicento del Comune decise, in riconoscimento dell'impegno soffuso dal Vescovo nella crescita della città e per attestare la fede del popolo in Cristo e nella libertà, di iniziare la costruzione del tempio sotto la direzione d'Antonio di Vincenzo e la consulenza di P. Andrea Manfredi di Faenza. Nel 1514 il nuovo architetto Arduino Arriguzzi approntò un nuovo progetto a croce latina, che avrebbe dovuto portare la chiesa a 224 metri di lunghezza, e 150 metri di larghezza. Per impedire che la nuova chiesa superasse in ampiezza quella di S. Pietro in Vaticano, nel 1650 il governo pontificio iniziò i lavori di costruzione dell'
Archiginnasio, prima sede stabile dello Studio bolognese ed ora sede della maggiore Biblioteca comunale italiana, bloccando di fatto la realizzazione dell'ambizioso progetto.
Nel 1530 questa Basilica godette di un momento di grande notorietà, in quanto la città di Bologna fu scelta da Carlo V come sede per l'incoronazione a imperatore da parte di Clemente VII. A seguito del sacco dei lanzichenecchi, avvenuto nel 1527, infatti, l'ipotesi di una incoronazione a Roma era stata scartata e la neutrale Bologna, con la magnifica (per quanto largamente incompiuta) basilica di San Petronio, era parsa la scelta più opportuna.
È stato dimostrato che la facciata della
Basilica di San Petronio è stata definita e dimensionata secondo diagrammazioni cosmologiche ed esoteriche "ad triangulum" in analogia con quanto il matematico Scovolaca aveva fissato per il Duomo di Milano nel 1386, così come furono progettate nel 1390 dal primo architetto Antonio di Vincenzo e seguite fedelmente anche dai suoi successori dopo la sua morte.

Storia

Dedicata a Petronio, il santo patrono della città di origine greca (che ne fu vescovo nel V secolo), la sua fondazione risale al 7 giugno 1390, quando il Comune diede incarico a Antonio di Vincenzo dei lavori di edificazione di una grande chiesa civica.

Si tratta dell'ultima grande opera gotica d'Italia, iniziata poco dopo il Duomo di Milano (1386) ma terminata molto tempo prima, anche se la facciata è rimasta incompiuta e inoltre le sue dimensioni sono state ridotte rispetto al grandioso progetto originario.

All'inizio fu concepita per diventare la più grande Basilica della Cristianità, superiore anche a San Pietro di Roma, ma le sue dimensioni furono accorciate perché, dopo l'improvvisa morte di Antonio di Vincenzo, avvenuta nel 1401, fu espressamente deciso dal Papa di lasciare il primato alla nuova Basilica vaticana.

Dal progetto originario di Antonio di Vincenzo si apprende che la Basilica al completo avrebbe dovuto risultare di una lunghezza di 183 metri e con un transetto largo 137 metri.

San Petronio è a croce latina a tre navate con cappelle laterali, munita di ampio transetto con cupola (o tiburio) e profondo coro (per quanto non si conoscano le dimensioni reali del primo progetto).

I lavori ebbero inizio con le complesse operazioni di esproprio e abbattimento di numerose insulae della città medievale prospicienti piazza Maggiore e si protrassero a lungo nei secoli: intanto, contrariamente alla prassi costruttiva del tempo, il cantiere si sviluppò dalla facciata verso l'abside; inizialmente vennero realizzate le prime due campate (le sole navate laterali) e sul paramento in mattoni grezzi della facciata fu realizzato il basamento marmoreo della stessa, con le formelle a bassorilievo di Santi protettori secondo la prima versione del progetto 1393, col concorso di maestranze di scultori della bottega dei fratelli Dalle Masegne.

Dopo la morte di Antonio di Vincenzo tutti i lavori rallentarono per oltre cento anni. Nel 1514 i Fabbricieri di san Petronio incaricarono l'architetto Arduino Arriguzzi a continuare i progetti e i lavori della Basilica. Ma nel 1524 il Pontefice sollevò Arriguzzi da tale incarico, perché decise di dare la priorità alla costruzione degli edifici circostanti, fra cui l'Archiginnasio.

Nel 1425 era stato incaricato lo scultore senese Jacopo della Quercia di decorare la facciata con rilievi scultorei, ma furono interrotti nel 1438 dalla morte dello scultore.

Sullo sfondo: la facciata della chiesa; in primo piano: la fontana del Nettuno

Una prima fase dei lavori si concluse nel 1479 con la basilica largamente incompiuta in quanto priva delle volte della navata centrale. In questo momento si inserirono ripensamenti progettuali (un nuovo più ampio progetto di Arduino Arriguzzi del 1515 che nelle dimensioni avrebbe surclassato l'antica basilica di San Pietro in Vaticano a Roma), la definizione della decorazione del paramento marmoreo di facciata (disegno di Domenico da Varignana) e la realizzazione dei portali minori (tra il 1518 e il 1530). Nel corso del Cinquecento, a causa dei mutati gusti artistici, vennero anche prese in considerazione numerose varianti al progetto della facciata: importanti architetti del tempo (Giacomo Ranuzzi, il VignolaBaldassarre PeruzziGiulio Romano e poi Domenico Tibaldi e il Palladio) ci hanno lasciano interessanti disegni oggi custoditi nel Museo di San Petronio.

Nello stesso tempo il cantiere architettonico conosceva una lunga stasi, dovuta (oltre che alla cronica mancanza di finanziamenti) alle difficoltà di realizzare le arditissime volte gotiche e alla delusione causata dalla mancata disponibilità dello spazio necessario per realizzare l'enorme transetto con cupola previsti nel progetto.

Solo in pieno Seicento fu data una accelerazione ai lavori del cantiere e con l'incarico ad un architetto forestiero, il romano Girolamo Rainaldi, furono risolti gli annosi problemi relativi alla realizzazione delle volte della navata maggiore (1646 - 1658), compiute secondo il disegno originale di età gotica, e fu alzata un'abside a conclusione delle navate senza proseguire i lavori del transetto.

Scrive Luigi Vignali alla fine del suo libro (La basilica di San Petronio):

"La realizzazione nella nordica Bologna della Basilica petroniana segna la fine di un'Era, di un indirizzo stilistico, di una filosofia progettuale, dell'egemonia culturale gotica e quindi del mondo esoterico."

 

A tutt'oggi la facciata risulta incompleta. Da segnalare che nel 1887 fu istituito un concorso per la progettazione della facciata della basilica, a cui parteciparono numerosi architetti e che tuttavia non ebbe seguito. Neppure successive proposte nel 1933-35 per completare la decorazione marmorea del tempio sono state mai prese in considerazione.

La basilica, voluta e compiuta dal libero Comune di Bologna, fu trasferita alla diocesi solo nel 1929 e consacrata nel 1954; solo dal 2000 conserva le reliquie del santo patrono, fino ad allora conservate nella basilica di Santo Stefano.

 

Nella piazza di San Petronio

La basilica di San Petronio affascinò Giosuè Carducci, che le dedicò la poesia Nella piazza di San Petronio:

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna,
e il colle sopra bianco di neve ride.
È l'ora soave che il sol morituro saluta
le torri e 'l tempio, divo Petronio, tuo;
le torri i cui merli tant'ala di secolo lambe,
e del solenne tempio la solitaria cima.
Il cielo in freddo fulgore adamàntino brilla;
e l'aër come velo d'argento giace
su 'l fòro, lieve sfumando a torno le moli
che levò cupe il braccio clipeato de gli avi.
Su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando
con un sorriso languido di vïola,
che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone
par che risvegli l'anima de i secoli,
e un desio mesto pe 'l rigido aëre sveglia
di rossi maggi, di calde aulenti sere,
quando le donne gentili danzavano in piazza
e co' i re vinti i consoli tornavano.
Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema
un desiderio vano de la bellezza antica.

 

La facciata

La parte inferiore è rivestita di pietra d'Istria e marmo rosso di Verona e vi si aprono tre portaliLa facciata incompiuta di San Petronio misura 60x51 metri, ed è divisa in due fasce orizzontali: quella inferiore con le specchiature marmoree quattro-cinquecentesche e quella superiore con il materiale laterizio a vista, dove si nota il profilo sfaccettato che doveva essere utilizzato per ancorare il rivestimento decorativo.

Quello centrale è opera dello scultore Jacopo della Quercia per la realizzazione del portale maggiore, rimasto parzialmente incompiuto (è privo della cuspide): Jacopo scolpì le formelle a bassorilievo sugli stipiti del portale che raffigurano Storie della Genesi (studiate attentamente da Michelangelo, che dimostrò di avere appreso la lezione nelle pose di alcune figure della Cappella Sistina), l'architrave istoriato con Scene del Nuovo Testamento e il gruppo a tutto tondo della lunetta con una Madonna col Bambino e i santi Petronio e Ambrogio (Michelangelo la definì "la più bella Madonna del Quattrocento"). I profeti nell'arco al centro sono invece opera di Antonio del Minello e Antonio da Ostiglia, tranne il Mosé al centro che è opera di Amico Aspertini.

I due portali laterali vennero disegnati tra il 1524 e il 1530 da Ercole Saccadenari e sono decorati da formelle di numerosi autori, tra i quali il TriboloAlfonso LombardiGirolamo da TrevisoAmico AspertiniZaccaria da Volterra e lo stesso Saccadenari. I pilastri ospitano Scene bibliche e gli architravi Storie del Nuovo testamento. La lunetta del portale di sinistra è decorata dalla Resurrezione del Lombardi, mentre quella destra presenta un Cristo deposto dell'Aspertini, una Vergine del Tribolo e un San Giovanni del Saccadenari.

Agli spigoli si trovano due piloni che danno slancio alla facciata.

Fiancate e campanile

Le fiancate della basilica sono decorate dall'alternanza tra contrafforti e finestroni in marmo traforato, dove all'interno si vedono le vetrate delle cappelle. I mattoni delle fiancate sono "sagramati", cioè a vista nonostante l'intonaco. Sul fianco sinistro, in corrispondenza del transetto incompiuto, si trova oggi una bifora a libro.

All'altezza dell'unidcesima cappella di destra si innalza il campanile di Giovanni da Brensa (1481-1495), alto 65 metri. Nella torre campanaria è installato un concerto di 4 campane risalente al XV secolo suonate manualmente dalle associazioni campanarie cittadine, secondo l'antica tecnica tradizionale bolognese, nata probabilmente nel campanile stesso. Una delle quattro campane (la "mezzanella") è detta "la scolara", perché scandiva l'inizio delle lezioni universitarie all'Archiginnasio.

 

Interno

Navata centrale e altare
Gli organi della basilica: a destra l'organo Lorenzo da Prato del 1471-'75, mentre a sinistra l'organo Malamini del 1596

L'interno della basilica si presenta maestoso con le sue tre ampie navate corredate di profonde cappelle. Notevoli sono il gioco di colori degli intonaci e le vetrate policrome.

In controfacciata è un monumento sepolcrale in cotto eseguito da Zaccaria Zacchi (1526). Sui robusti pilastri alcuni pannelli ad affresco con Santi della prima decorazione pittorica del tempio (prima metà del secolo XV).

Sul pavimento della chiesa è possibile ammirare la linea meridiana tracciata nel 1655 su progetto dell'astronomo Giovanni Domenico Cassini: le sue misure ne fanno la più grande meridiana al mondo in cui l'ora, per esempio mezzogiorno, è segnata non da una linea d'ombra ma da un cono di luce che disegna sull'impiantito l'immagine del sole (lunghezza m. 67,72; foro di luce a m. 27 dal suolo, distanza fra i solstizi m. 56). È stata anche verificata nel 1776 da Eustachio Zanotti.

Le ventidue cappelle che si aprono nelle navate laterali conservano interessati opere d'arte:

  • I. Cappella di S. Abbondio, già dei Dieci di Balia, restaurata in falso gotico nel 1865: nel 1530 vi fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII.
  • II. Cappella di S. Petronio, già Cospi e Aldrovandi, progettata da Alfonso Torreggiani, destinata a contenere la reliquia del capo di San Petronio.
  • III. Cappella di S. Ivo, già di S. Brigida dei Foscherari: statue di Angelo Piò e i dipinti Madonna di S. Luca e santi Emidio e Ivo di Gaetano Gandolfi e Apparizione della Vergine a S. Francesca Romana di Alessandro Tiarini (1615).

Sul pilastro, due orologi, tra i primi in Italia fatti con la correzione del pendolo (1758).

  • IV. Cappella dei Re Magi, già Bolognini: transenna marmorea gotica disegnata da Antonio di Vincenzo (1400); sull'altare Polittico ligneo con ventisette figure intagliate e altre dipinte, opera di Jacopo di Paolo. Le pareti furono affrescate da Giovanni di Pietro Falloppi con un ciclo raffigurante: Episodi della vita di San Petronio, nella parete di fondo;

Storie dei Re Magi, nella parete destra, e Il giudizio universale a sinistra, con l'Incoronazione della Vergine in mandorla, in alto, Il Paradiso e l'Inferno, in basso, raffigurazione di tipo dantesco, con una gigantesca figura di Lucifero.

  • V. Cappella di S. Sebastiano, già Vaselli.
  • VI. Cappella di S. Vincenzo Ferrer, già Griffoni, Cospi e Ranuzzi: monumento bronzeo del cardinale Giacomo Lercaro eseguito da Giacomo Manzù (1954).
  • VII. Cappella di S. Giacomo, già Rossi e Baciocchi: sull'altare Madonna in Trono, capolavoro di Lorenzo Costa (1492); allo stesso autore sono attribuiti i disegni della vetrata policroma. Monumento funebre con le spoglie del principe Felice Baciocchi e di sua moglie Elisa Bonaparte (1845);
  • VIII. Cappella di S. Rocco, già Ranuzzi: San Rocco del Parmigianino (1527).
  • IX. Cappella di S. Michele già Barbazzi e Manzoli: dipinto l'Arcangelo Michele che scaccia il demonio di Donato Creti (1582).
  • X. Cappella di S. Rosalia, già dei Sedici del Senato, ora del Municipio: tela Gloria di S. Barbara di Alessandro Tiarini.
  • XI. Cappella di S. Bernardino: ante della cassa dell'organo quattrocentesco di Lorenzo da Prato dipinte nel 1531 da Amico Aspertini con Quattro storie di san Petronio.
  • Cappella Maggiore: sull'altare, Crocifisso ligneo quattrocentesco. Sul fondo dell'abside affresco Madonna con san Petronio di Marcantonio Franceschini e Luigi Quaini, su cartoni del Cignani (1672). Il ciborio dell'altare maggiore fu eretto nel 1547 dal Vignola. Di rilievo anche il coro ligneo quattrocentesco di Agostino de' Marchi.
  • XII. Cappella delle Reliquie, già Zambeccari, sulla quale è impostato il campanile.
  • XIII. Cappella di S. Pietro Martire, già della Società dei Beccari, con transenna marmorea di Francesco di Simone (fine secolo XV);
  • XIV. Cappella di S. Antonio da Padova, già Saraceni e Cospi: statua di S. Antonio da Padova attribuita a Jacopo Sansovino.
  • XV. Cappella del Santissimo, Malvezzi Campeggi, rifatta nell'Ottocento.
  • XVI. Cappella dell'Immacolata, già Fantuzzi: decorazioni art nouveau di Achille Casanova.
  • XVII. Cappella di San Girolamo, già Castelli: sull'altare San Girolamo attribuito a Lorenzo Costa.
  • XVIII. Cappella di S. Lorenzo, già Garganelli, Ratta e Pallotti: famosa Pietà di Amico Aspertini.
  • XIX. Cappella della Croce, già dei Notai: affreschi devozionali con Santi di Francesco LolaGiovanni di Pietro Falloppi e Pietro Lianori (secolo XV). La vetrata fu realizzata dal beato frate Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo.
  • XX. Cappella di S. Ambrogio, già Marsili: affresco nello stile del Vivarini (metà Quattrocento).
  • XXI. Cappella di S. Brigida, già Pepoli: polittico di Tommaso Garelli (1477).
  • XXII. Cappella della Madonna della Pace: Madonna in pietra d'Istria di Giovanni Ferabech (1394).

San Petronio contiene due organi antichi, tra i più importanti d'Italia: quello a destra, realizzato da Lorenzo di Giacomo da Prato (1475), è il più antico fra i grandi organi giunti fino a noi ed è il primo a registri indipendenti; quello di sinistra, di Malamini, venne aggiunto alla fine del XVI secolo.

 

 

 Bibliografia

  • Angelo Gatti. La basilica di S. Petronio ed il concorso per la sua facciata: rassegna critica con illustrazioni dell'autore Bologna: 1887.
  • Angelo Gatti. La fabbrica di S. Petronio: indagini storiche, Bologna: Regia Tipografia, 1889.
  • Ludwig Weber. San Petronio in Bologna: Beitrage zur Baugeschichte, Leipzig: E.A. Seemann, 1904.
  • Francesco Filippini. Gli affreschi della Cappella Bolognini in San Petronio in "Bollettino d'arte", n. 7-8, 1916.
  • Francesco Cavazza. Finestroni e cappelle in San Petronio di Bologna: restauri recenti e documenti antichi, in "Rassegna d'arte", n. 11, 1905.
  • Francesco Cavazza. I restauri compiuti nella basilica di San Petronio dal 1896 ad oggi Bologna: Stabilimenti poligrafici riuniti, 1932. (Estratto dalla rivista Il Comune di Bologna, n. 7, luglio 1932-X).
  • Guido Zucchini, Guida della basilica di San Petronio; a cura della Fabbriceria di S. Petronio. Nuova ed. illustrata. Bologna: 1953
  • Angelo Raule. La Basilica di San Petronio in Bologna, Bologna: A. Nanni, 1958.
  • Anna Maria Matteucci. La porta magna di San Petronio in Bologna Bologna: R. Patron, 1966.
  • James H. Beck. Jacopo della Quercia e il portale di San Petronio a Bologna: ricerche storiche, documentarie e iconografiche, Bologna: Alfa, 1970.
  • Mario Fanti. Il concorso per la facciata di San Petronio nel 1933-1935 , in "Il carrobbio: rivista di studi bolognesi", 2 (1976), pp. 159-176.
  • Mario Fanti. La Fabbrica di S. Petronio in Bologna dal 14. al 20. secolo: storia di una istituzione Roma: Herder, 1980.
  • Jacopo della Quercia e la facciata di San Petronio a Bologna: contributi allo studio della decorazione e notizie sul restauro Bologna: Alfa, 1981.
  • La basilica di San Petronio in Bologna, testi di Luciano Bellosi et al. Bologna: Cassa di Risparmio, 1983-1984. 2 voll.
  • La basilica di San Petronio in Bologna: guida a vedere e a comprendere, di Mario Fanti e Carlo Degli Esposti. Bologna 1986.
  • Il tramonto del Medioevo a Bologna: il cantiere di San Petronio, catalogo della mostra (Bologna, Pinacoteca Nazionale e Museo Civico Medievale, ottobre-dicembre 1987) a cura di Rosalba D'Amico e Renzo Grandi; Bologna: Nuova Alfa, 1987. ISBN 88-7779-021-0
  • Giovambattista Bossio e Maria Cristina Suppi, I concorsi per il restauro della facciata di San Petronio: il dibattito sul metodo, in "Il carrobbio: rivista di studi bolognesi", 13 (1987), pp. 65-84.
  • Giovambattista Bossio e Maria Cristina Suppi, I concorsi per il restauro della facciata di San Petronio: i valori in gioco e le occasioni mancate in "Il carrobbio: rivista di studi bolognesi", 14 (1988), pp. 53-74
  • Sesto centenario di fondazione della basilica di San Petronio: 1390-1990. Documenti per una storia, a cura di Rosalba D'Amico; coordinamento di Mario Fanti, Carlo De Angelis; introduzione di Gina Fasoli. Bologna: Nuova Alfa, [1990].
  • Anna Laura Trombetti Budriesi, I primi anni del cantiere di San Petronio (1390-1397) in Una Basilica per una città: sei secoli in San Petronio, atti del Convegno di studi per il Sesto Centenario di fondazione della Basilica di San Petronio 1390-1990; a cura di Mario Fanti e Deanna Lenzi. Bologna: Tipoarte, 1994.
  • Luigi Vignali. La basilica di San Petronio, Bologna: Grafis, 1996. ISBN 88-8081-049-9
  • La basilica incompiuta. Progetti antichi per la facciata di San Petronio, catalogo della mostra a cura di Marzia Faietti e Massimo Medica, Ferrara, Edisai, 2001. ISBN 88-88051-09-0
  • Petronio e Bologna, il volto di una storia. Arte, storia e culto del Santo Patrono, catalogo della mostra (Bologna, Palazzo Re Enzo e del Podesta, 24 novembre 2001 - 24 febbraio 2002), a cura di Beatrice Buscaroli e Roberto Sernicola. Ferrara: SATE, stampa 2001. ISBN 88-88051-09-0
  • Il museo di San Petronio in Bologna, a cura di Mario Fanti; prefazione di Jadranka Bentini. Bologna: Costa, 2003.
  • Giovanni Paltrinieri. La meridiana della Basilica di San Petronio in Bologna, Bologna 2001.
  • Mario Fanti. L'Archivio della Fabbriceria di San Petronio: Inventario, Bologna: Costa, 2008 ISBN 978-88-89646-38-0

Note

  1. ^ Dal 1929, in seguito ai Patti Lateranensi, essa si trova nel territorio dello Stato della Città del Vaticano.