Le due torri

Le due torri (simbolo della città), entrambe pendenti, sono situate all'incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di mura "dei torresotti".

Il nome di Asinelli (la maggiore) e Garisenda (la minore), derivano dalle famiglie a cui tradizionalmente se ne attribuisce la costruzione, fra il 1109 ed il 1119. In realtà la scarsezza di documenti risalenti ad epoche così remote rende meno certa l'origine delle torri: per quello che riguarda la famiglia degli Asinelli, ad esempio, vengono citati in associazione alla famosa torre per la prima volta solo nel 1185, quasi settant'anni dopo la data presunta di costruzione.

Si ritiene che l'Asinelli inizialmente fosse alta una sessantina di metri e che solo successivamente sia stata sopraelevata agli attuali 97,2 m (con uno strapiombo di 2,2 m). Il Comune ne divenne il proprietario nel XIV secolo e la utilizzò come prigione e fortilizio. Negli stessi anni intorno alla torre fu realizzata una costruzione in legno, posta a trenta metri da terra e unita con una passerella aerea (distrutta da un incendio nel 1398) alla Garisenda. Si dice che la costruzione fosse voluta da Giovanni Visconti, Duca di Milano, per tenere meglio d'occhio il turbolento Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) e poter sedare per tempo eventuali rivolte. All'epoca i Visconti avevano preso il potere in Bologna in seguito alla decadenza della Signoria dei Pepoli, e quindi erano invisi alla popolazione.

 

 

Interno della Torre degli AsinelliInterno della Torre degli Asinelli

Gravi danni alla torre furono arrecati da fulmini che spesso causavano incendi o piccoli crolli, e solo nel 1824 fu installato un parafulmine. Sono documentati almeno due gravi incendi a cui la torre è sopravvissuta, il primo nel 1185 (doloso) e il secondo non doloso nel già citato 1398.

Gli scienziati Giovanni Battista Riccioli (nel 1640) e Giovanni Battista Guglielmini (nel secolo successivo) utilizzarono la torre per esperimenti sul moto dei gravi e sulla la rotazione della terra.

In epoca più recente sulla Asinelli fu addirittura installato un ripetitore televisivo della RAI. Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1945, la torre fu utilizzata con funzioni di avvistamento: quattro volontari si appostavano in cima alla torre durante i bombardamenti al fine di indirizzare i soccorsi verso i luoghi colpiti dalle bombe alleate.

La Garisenda oggi è alta 48 m ed ha uno strapiombo di 3,2 m, ma inizialmente era alta circa 60 m e fu mozzata nel XIV secolo a causa di un cedimento del terreno che la rese obliqua e pericolante.

A partire dal quattrocento la torre fu acquistata dall'Arte dei Drappieri, che ne diventò poi l'unica proprietaria fino alla fine dell'Ottocento quando divenne proprietà comunale.

Le superfici murarie esterne della Torre Garisenda sono state restaurate fra il 1998 ed il 2000; mentre una prima fase del consolidamento delle murature è stata attuata nel 1999-2000. La Rocchetta dell'Asinelli è stata restaurata nel 1998.

La torre degli Asinelli è nota in quanto torre pendente più alta d'Italia.

La leggenda della Torre Asinelli

Nel 1100 viveva a Bologna un giovaneche trasportava ghiai e sabbia, dal fiume Reno ai luoghi dove lavoravano i muratori. Poichè adoperava alcuni somarini, tutti lo chiamavano Asinelli. Un giorno il giovanotto vide alla finestra di un palazzo una bella fanciulla e se ne innamorò, tanto che ebbe l'ardire di chiederla in sposa. Il padre della damigella era un nobile e ricco signore; al sentire la domanda di quel miserello si mise a ridere; poi, come per prenderlo in giro, gli disse: "Quando avrai costruito la torre più alta della città, io ti concederò mia figlia in moglie." Dopo una simile risposta, il povero Asinelli non aveva quasipi voglia di vivere ed era sempre malinconico. La fortuna volle però aiutarlo. Qualche tempo dopo, mentre caricava la ghiaia del Reno, vide qualcosa luccicare nel fondo del fiume. Guardò meglio: erano monete d'oro! Cominciò a scavare e in breve riempì tutte le ceste dei somarini col prezioso metallo. Corse subito a casa, si chiuse nella sua misera stanza, contò ad una ad una le monete e si accorse di possedere un immenso tesoro.
Allora, senza perdere tempo, chiamò un capomastro e gli ordinò di costruire una torre altissima, nel centro di Bologna. Dopo 9 anni di lavoro, venne così innalzato uno degli edifici più alti d'Italia, ed il giovane Asinelli potè finalmente sposare la fanciulla amata.

Le torri di Bologna nella letteratura

 

La più pendente delle due torri, la Garisenda, fu citata più volte da Dante, nella Divina Commedia e nelle Rime, a riprova del suo soggiorno a Bologna.

Qual pare a riguardar la Garisenda

sotto 'l chinato, quando un nuvol vada

sovr'essa sí, che ella incontro penda;

tal parve Anteo a me che stava a bada

di vederlo chinare ...

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXXI, 136-140)

 

Non mi poriano già mai fare ammenda

del lor gran fallo gli occhi miei, sed elli

non s'accecasser, poi la Garisenda

torre miraro cò risguardi belli,

e non conobber quella (mal lor prenda)

ch'è la maggior de la qual si favelli...

(Dante Alighieri, Rime, VIII)

 

Le due torri furono anche oggetto della omonima poesia di Giosuè Carducci contenuta nelle Odi Barbare.

        

 Le due torri

         ASINELLA

         Io d'Italia dal cuor tra impeti d'inni balzai 
         quando l'Alpi di barbari snebbiarono 
         e su 'l populeo Po pe 'l verde paese e carrocci 
         tutte le trombe reduci suonavano.

         GARISENDA

         Memore sospirai sorgendo e la fronte io piegai 
         su le ruine e su le tombe. Irnerio 
         curvo tra i gran volumi sedeva e di Roma la grande 
         lento parlava al palvesato popolo.

         ASINELLA

         Bello di maggio il dì ch'io vidi su 'l ponte di Reno 
         passar la gloria libera del popolo, 
         sangue di Svevia, e te chinare la bionda cervice 
         a l'ondeggiante rossa croce italica.

         GARISENDA

         Triste mese di maggio, che intorno al bel corpo d'Imelda 
         cozzr le spade de i fratelli e corsero 
         lunghi quaranta giorni le furie civili crollando 
         tra 'l vasto sangue l'ardue torri in polvere.

         ASINELLA

         Dante vid'io levar la giovine fronte a guardarci, 
         e, come su noi passano le nuvole, 
         vidi su lui passar fantasmi e fantasmi ed intorno 
         premergli tutti i secoli d'Italia.

         GARISENDA

         Sotto vidimi il papa venir con l'imperatore 
         l'uno e l'altro impalmati; ed oh me misera, 
         in suo giudicio Dio non volle che io ruinassi 
         su Carlo quinto e su Clemente settimo!