Le mura di Bologna

 

Le mura di Bologna cingevano la città fino all'inizio del XX secolo, quando furono quasi completamente demolite per far posto agli attuali viali di circonvallazione. Edificate in tre cerchie successive a partire dal III secolo, ne rimangono visibili significativi tratti nella zona del centro storico, a cui spesso i Bolognesi fanno riferimento con l'espressione Bologna entro le mura.

Fortificazioni arcaiche

A Bologna si pensa furono addirittura gli Etruschi i primi a costruire delle mura a protezione della città. La città romana Bononia già disponeva di un primitivo sistema difensivo fatto di terrapieni, canali e fossati, quali il torrente Aposa a est e il rio Vallescura a ovest, eliminato in gran parte nel I secolo a.C. in quanto costituiva un intralcio allo sviluppo urbanistico cittadino. È presumibile che siano state costruiti sistemi difensivi più avanzati a difesa di Bononia, ma ad oggi non è emersa alcuna traccia archeologica che lo dimostri.

La prima cinta: la Cerchia di Selenite

Le mura più antiche di cui oggi rimangono resti archeologici sono quelle della cosiddetta "cerchia di selenite", costruite in seguito alle invasioni barbariche, in corrispondenza del tramonto dell'Impero Romano d'Occidente e scoperte solo negli anni venti.
Questa cinta era costituita da blocchi di selenite, un minerale gessoso molto comune sulle colline bolognesi e in tutta la zona della cosiddetta vena del gesso romagnola. La muraglia, sorta utilizzando in gran parte blocchi provenienti da edifici romani, misurava 7-8 metri in altezza e 2 di spessore.
[1] La cinta aveva una forma quadrangolare allungata, presumibilmente con avancorpi a sud ovest, in corrispondenza del teatro romano (che rimaneva all'interno) e a nord est, all'altezza della piazzetta San Simone. La porzione della città protetta dalle mura aveva dimensioni molto più piccole del centro storico attuale, ma anche della città romana, cingendo solo una ventina di ettari compresi approssimativamente tra via Farini a sud, via Manzoni a nord, via Val d'Aposa a ovest, mentre a est seguiva parallelamente il corso orientale del torrente Aposa (parallelo a via Oberdan). Si parla infatti di "città ritratta": rimasero esclusi i quartieri più poveri dell'antico abitato romano a nord e a ovest che, negli anni bui del medioevo, rimasti disabitati e abbandonati a loro stessi, finirono per guadagnarsi l'appellativo di civitas antiqua rupta.

Al termine della costruzione della cinta, la città fu divisa dai bizantini in 12 settori, detti horae, in quanto ad ogni ora del giorno e della notte agli abitanti del settore di turno era affidata la difesa della città.[2]

Non è possibile dare una datazione precisa della costruzione, e al riguardo sono state formulate numerose ipotesi:

  • lo scopritore Angelo Finelli le datò all'inizio del V secolo;[3][2]
  • alcuni storici le attribuirono ai Longobardi dopo la loro conquista della città nel 727;[2]
  • la storica Gina Fasoli ha ipotizzato che siano state realizzate da Teodorico tra la fine del V e l'inizio del VI secolo;[4][2]
  • l'architetto Franco Bergonzoni le retrodata alla tarda età imperiale (seconda metà del III secolo);[5][2]
  • Antonio Ivan Pini le attribuisce ai Bizantini, ovvero fra il 569 e il 727 (forse nel 641);[6][2];
  • altri le correlano con le incursioni ungare del X secolo;[2]
  • recenti studi le attesterebbero fra la fine del IV e inizio del V secolo, riprendendo le osservazioni di Finelli e la notizia riportata dallo storico bizantino Zosimo, secondo cui Bononia avrebbero resistito all'assedio di Alarico I nel 402[7] e quindi, con ogni probabilità, era dotata di un sistema difensivo efficiente.
Piazza di Porta Ravegnana

Vi erano inizialmente aperte quattro porte, disposte lungo il cardo massimo e il decumano massimo della città:

  • Porta Ravegnana o Porta Ravennate, così chiamata in quanto posta sulla via S. Vitale in direzione Ravenna
  • Porta di San Procolo o Porta Procola
  • Porta Stiera o Porta di San Sotero, posta sulla via Emilia in direzione Modena
  • Porta di San Cassiano, in seguito rinominata Porta Piera Porta di San Pietro in quanto vicina alla Cattedrale di San Pietro

A queste ne vennero aggiunte in seguito altre tre:

  • Porta Nova di Castiglione
  • Porta Nova
  • Porta di Castello, che dava accesso alla rocca imperiale

I blocchi di selenite furono in larga parte reimpiegati per la costruzione di abitazioni, basamenti di torri e di pilastri. Oggi di questa antica cinta non restano che pochi tratti, uno dei quali è visibile nella Casa Conoscenti in via Manzoni, un altro fu scoperto in via Rizzoli e un altro ancora in via De'Toschi durante gli scavi del 1921.

Le quattro Croci

Croci medievali un tempo nei crocevia della città (Museo civico medievale)

In età tardo-antica e medievale a Bologna erano presenti numerose croci, poste su antiche colonne rovesciate e spesso protette da piccole cappelle, collocate nei punti nevralgici del tessuto urbano, come crocevia, piazze o chiese. Le più antiche paiono essere state collocate tra la fine del IV e il V secolo appena fuori dalla cerchia in selenite, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, nei pressi di quattro delle porte della città[8]. Alcune fonti storiche datano questo avvenimento agli anni 392-393 e tradizione vuole che a volerle fu l'allora vescovo di Milano Ambrogio (poi divenuto santo e patrono di quella città)[8]. Un'altra tradizione, forse meno attendibile, le fa invece risalire la costruzione alla fine del V secolo per volere dell'allora vescovo di Bologna Petronio[8] (poi divenuto santo e patrono della città). Le croci di pietra vennero rifatte e sostituite più volte, e quelle ora visibili sono tutte datate tra il XII e il XIII secolo; le colonne su cui poggiano sono invece reimpieghi di età romana. Nel medioevo le quattro croci vennero protette da edicole dal tetto piramidale, sorrette da colonne con leoni e grifi stilofori. Rimosse solo nel 1798, oggi sono conservate nella Basilica di San Petronio[8].

I loro nomi sono:

  • Croce dei Santi Apostoli ed Evangelisti, dal 1159 nota anche come Croce di Porta Ravegnana e situata davanti al luogo in cui in seguito sarebbero state erette le due torri, il cosiddetto "Mercato di mezzo".
  • Croce delle Sante Vergini, dal X secolo nota anche come Croce di strada Castiglione o di San Damiano o anche dei Casali, situata a sud-est, presso l'incrocio tra le vie Farini e Castiglione.
  • Croce di Tutti i Santi, dal XI secolo nota anche come Croce di Porta Procula o di San Martino, posta a sud-ovest, corrispondente all'antico teatro romano, all'incrocio tra le attuali vie Barberia e Collegio di Spagna.
  • Croce dei Santi Martiri, dal XI-XII secolo nota anche come Croce di Porta Stiera o Croce di Porta Castello (essendo prossima ad entrambe le porte) o ancora dei Santi Fabiano e Sebastiano, posta a nord-ovest, più o meno in corrispondenza dell'antico foro commerciale romano.

L'addizione Longobarda

Risale probabilmente all'VIII secolo, durante la dominazione della città da parte dei Longobardi, la costruzione di un ulteriore tratto di mura, detto appunto "addizione longobarda", addossato al lato est della prima cerchia e comprendente la chiesa di Santo Stefano. Lo sviluppo radiale delle attuali via Zamboni, via San Vitale, Strada Maggiore, via Santo Stefano e via Castiglione, che originavano dalla Porta Ravegnana, fece probabilmente sì che l'insediamento longobardo assumesse una forma semicircolare, con fulcro nell'attuale Piazza di Porta Ravegnana. L'impianto urbanistico ne conserva traccia nell'andamento curvilineo delle vie che ruotano attorno alle due torri sul lato orientale (assente invece nel lato occidentale).