L'eccidio di Sabbiuno (14-23 dicembre 1944)

Decine di partigiani fucilati a Sabbiuno di Paderno
Il 5 dicembre i nazisti e i fascisti effettuano un massiccio rastrellamento nelle retrovie del fronte, tra Anzola Emilia, Calderara e Amola di Piano, decisi ad annientare un distaccamento della 63a Brigata Garibaldi "Bolero". Assieme a soldati della Wehrmacht, operano uomini del Sichereitsdients (il servizio di sicurezza delle SS) e probabilmente reparti della Panzer Division "Hermann Goering" di stanza a Crespellano, già responsabili della strage di Monchio nel modenese (18 marzo 1944). Guidati da spie, i soldati catturano decine di partigiani e semplici cittadini, rinchiudendoli per giorni senza cibo nelle scuole e nei locali pubblici della zona. Tradotti quindi a Bologna, prima al comando SS in via Santa Chiara, poi nel carcere di San Giovanni in Monte, gli uomini vengono duramente interrogati e messi a confronto con una spia italiana e due falsi disertori tedeschi. Una parte vengono liberati dopo i primi accertamenti, altri avviati attraverso il Brennero nei campi di lavoro forzato di Mauthausen-Gusen. Tra il 14 e il 23 dicembre circa 100 prigionieri - oltre agli arrestati della Bassa vi sono anche 14 partigiani della 7a Gap bolognese - sono trascinati a gruppi sulle colline di Sabbiuno, nei pressi di Paderno. Qui sono fucilati dai tedeschi e i loro corpi gettati nei calanchi. Le salme verranno recuperate, e solo in parte identificate, nei giorni successivi alla Liberazione.