I Bentivoglio
I Bentivoglio (in latino Bentivolius) furono una famiglia feudale insediatasi a Bologna nel XIV secolo che vantava ascendenze da re Enzo di Sardegna.
Furono signori della città, fra alterne vicende ed in costante lotta con il potere papale, dal 1401 al 1506, quando papa Giulio II li costrinse all'esilio. Fra le numerose leggende popolari nate intorno alla figura di re Enzo, una narra che capostipite della casata Bentivoglio fosse Bentivoglio, figlio naturale di Enzo e di una contadina, Lucia di Viadagola. Al bambino venne dato il nome dalle parole che Enzo soleva ripetere a Lucia "amor mio, ben ti voglio".
La storia della famiglia [modifica]
La presenza della famiglia nella città emiliana è attestata per la prima volta nel 1323.
La supremazia della famiglia iniziò nel 1401 dopo la cacciata del Legato Pontificio, quando Giovanni I Bentivoglio si alleò con i Visconti di Milano e divenne Signore di Bologna, Gonfaloniere di Giustizia a vita il 14 marzo 1401, e si attestò con Sante Bentivoglio (1445-1462) e soprattutto con Giovanni II Bentivoglio (1462-1506).
Giovanni I Bentivoglio perse la vita il 26 giugno 1402 nella Battaglia di Casalecchio contro l'esercito del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Quando in città si riaccesero le discordie tra le famiglie Bentivoglio e Canetoli, Anton Galeazzo Bentivoglio, figlio di Giovanni I e che come il padre aspirava a conquistare la signoria della città, riuscì a fare cacciare i Canetoli i quali però, con l'appoggio del Papa, lo costrinsero all'esilio.
Il Cardinale Legato Scotti favorì però il ritorno di Anton Galeazzo che venne accolto dai bolognesi con entusiasmo. Successivamente, per il timore che l'autorità pontificia nella città di Bologna fosse danneggiata, il Cardinale attirò in un'imboscata Anton Galeazzo e lo fece giustiziare immediatamente il 23 dicembre 1435.
La riconquista del potere [modifica]
Papa Eugenio IV giunse a Bologna in occasione del Concilio di Ferrara: i bolognesi, salassati dalle tasse pontificie imposte con la scusa delle alte spese conciliari, guidati dagli amici dei Bentivoglio, nella notte del21 maggio 1438 presero le armi e aprirono le porte a Niccolò Piccinino, capitano dei Visconti in guerra contro la Chiesa. Il Cardinal Scotti venne cacciato e Annibale I Bentivoglio, figlio naturale di Anton Galeazzo (la madre, Lina Canigiani, era incerta della paternità di Annibale) entrò a Bologna accolto dal popolo festante.
La presenza di Annibale, tuttavia, sconvolse i progetti del Piccinino, che aveva lasciato in città il figlio Francesco. Con l'inganno, Francesco attrasse il rivale ad un convito fuori città e lo imprigionò nel castello diVarano presso Parma. Galeazzo Marescotti, insieme a quattro amici, raggiunse la rocca di Varano e liberò Annibale, che fece ritorno a Bologna e condusse alla vittoria la rivolta contro Francesco Piccinino.
La fortuna dei Bentivoglio rinfocolò l'inimicizia dei Canetoli e durante una festa, il 24 giugno 1445, organizzata per rinsaldare la pace fra le due casate, Annibale venne ucciso. Galeazzo Marescotti chiamò il popolo a vendicarlo: il cuore trafitto di Battista Canetoli, inchiodato sulla porta del palazzo di Annibale fu il macabro segnale della vittoria dei Bentivoglio.
La Bologna rinascimentale [modifica]
Come nuovo signore della città, venne chiamato da Firenze un figlio illegittimo di Ercole Bentivoglio, cugino di Annibale, Sante Bentivoglio, sostenuto da Cosimo de' Medici. Nominato Gonfaloniere di Giustizia e tutore del piccolo Giovanni, Sante Bentivoglio si dimostrò all'altezza del compito rispondendo felicemente alle aspettative dei bolognesi cui garantì un lungo periodo di pace.
Alla sua morte, nel 1462, l'erede della famiglia, il ventenne Giovanni II Bentivoglio divenne signore di Bologna per quarant'anni. La città conobbe un nuovo prestigio e rinomanza politica, grazie anche al collegamento diplomatico con gli altri stati italiani, un nuovo patrimonio artistico, e un nuovo impulso alle attività e al progresso civili. Il Rinascimento sbocciò a Bologna, lo Studio si ravvivò e la declinante importanza del diritto venne compensata dall'incremento degli insegnamenti delle lettere greche e latine, della filosofia, della medicina, dell'astronomia, di cui grande rappresentante fu Girolamo Manfredi. Le trasformazioni edilizie, la costruzione di chiese e palazzi o l'ammodernamento di quelli preesistenti e il loro arricchimento con nuove preziose opere pittoriche, oltre a modificare radicalmente il volto di Bologna, le lasciarono un'impronta rinascimentale.
Studiarono a Bologna in quel periodo, tra gli altri, Giovanni Pico della Mirandola e Niccolò Copernico.
Venne portata a termine la costruzione di Palazzo Bentivoglio, nell'area oggi occupata dal Teatro Comunale e dai Giardini del Guasto, giudicato allora fra i più belli e i più vasti d'Italia.
Affluivano a Bologna gli artisti della Scuola ferrarese, mentre Niccolò dell'Arca completava l'arca marmorea che raccoglie i resti di San Domenico alla quale collaborò anche Michelangelo con tre statue; Francesco Francia coniava medaglie e dipingeva soavi Madonne e ritratti, così come il pittore di corte Amico Aspertini; Sabadino degli Arienti componeva "le Porrettane", l'ingegnoso architetto Aristotele Fioravanti, a cui si deve il portico del Palazzo del Podestà e che fu in grado di spostare torri mediante imbragature ingegneristicamente futuristiche, era richiesto da papi, imperatori, re e sultani oltre che dallo stesso Zar di Russia. La corte Bentivolesca insomma, non solo gareggiava ma primeggiava fra le corti rinascimentali italiane.
Il declino e la cacciata [modifica]
Giovanni II Bentivoglio, sotto l'influenza della moglie Ginevra Sforza, commise parecchi errori nell'ultimo scorcio della sua signoria, attuando una politica tirannica all'interno e ambigua nei confronti degli altri Stati; i figli, inoltre, con la loro condotta dissoluta, prepotente e provocatoria, contribuirono ad aumentare l'ostilità dei cittadini verso l'intera famiglia.
L'episodio che provocò definitivamente l'inimicizia dei nobili bolognesi nei confronti della casata fu la famigerata strage della famiglia Marescotti, ordinata da Giovanni II il quale temeva che Agamennone, loro prestigioso capo, intendesse soppiantarlo nel governo di Bologna. Nell'eccidio perirono 240 persone e fino a quando la carneficina non fu compiuta si tennero chiuse le porte della città. A causa di questi fatti, quando papa Giulio II si attestò con le sue truppe e gli spagnoli nel Frignano in attesa di occupare la città nel 1506, i bolognesi aprirono le porte al papa e Giovanni II, insieme alla moglie Ginevra e ai figli, dovette cercare scampo nella fuga. Giovanni e la sua famiglia ripararono a Ferrara sotto la protezione di Alfonso I d'Este. Giovanni si recò poi nella Milano invasa dai francesi a chieder l'aiuto del re Luigi XII di Francia.
Nel 1507, dopo un fallito tentativo dei figli di Giovanni II Annibale II ed Ermes di riconquistare il potere, il popolo bolognese, aizzato da Ercole Marescotti, distrusse il magnifico Palazzo Bentivoglio. Giovanni II fu imprigionato a Milano e processato, ma dichiarato innocente.[1] Morì a Milano poco dopo, il 1º febbraio 1508.
Nel 1511 Annibale II Bentivoglio, figlio di Giovanni, tentò nuovamente - questa volta con successo - di riprendere Bologna, divenendone signore sotto il protettorato dei francesi.
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