Santi Vitale e Agricola

l sarcofago di San Agricola nella Basilica dei santi Vitale e Agricola, edificio facente parte del Complesso monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna (detto anche "Le sette chiese"). l sarcofago di San Agricola nella Basilica dei santi Vitale e Agricola, edificio facente parte del Complesso monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna (detto anche "Le sette chiese").
 

Alle radici della Chiesa bolognese c'è la figura di due martiri, distinti per classe sociale ma uniti dalla palma della morte a causa della fede. Vitale e Agricola, servo e padrone, lanciarono con la loro testimonianza un messaggio di uguaglianza e di solidarietà che avrà pubblico riconoscimento al sorgere del libero Comune con il decreto di liberazione dei servi della gleba (Liber Paradisus).

 

Ai tempi dell'Imero Romano, la religione di Cristo si diffondeva anche nella nostra città, specialmente per opera di San Zama, il primo Vescovo di Bologna. Fra i primi a convertirsi al Cristianesimo fu Agricola, che apparteneva ad una ricca famiglia bolognese. Era un uomo buono e generoso, anche coi servi; tra questi egli prediligeva Vitale, che accompagnava spesso il padrone. Vitale era tanto devoto ad Agricola che ben resto si fece pure lui cristiano.

L'imperatore di Roma considerava i Cristiani nemici dell'Impero; essi dovevano perciò nascondere la loro Fede per sfuggire a crudeli persecuzioni. Una delle più sanguinose fu quella odinata dagli imperatori Diocleziano e Massimiano, che fece molti martiri anche a Bologna. Nel 305 Vitale e Agricola vennero denunciati al giudice romano come cristiani. Furono messi in prigione e condotti nell'arena, dove si martirizzavano i seguaci di Gesù. Il giudice comandò che Vitale fosse torturato per primo. Egli cercò di salvare il nobile Agricola, sperando che rinnegasse la fede nel vedere il servo torturato con i ferri roventi e chiodi appuntiti. Vitale morì tra i tormenti, e gli aguzzini pensarono che alla vista delle sue sofferenze, Agricola avrebbe perso la sua determinazione nel dichiararsi cristiano, ma invece tutto ciò ebbe l’effetto inverso di quanto sperato. Agricola fu infatti fortificato ed incoraggiato dalla morte del suo fedele servo. Allora il giudice fece portare Agricola in mezzo all'arena e ordinò di torturarlo con con gli stessi ferri usati per il servo; infine lo fece inchiodare su di una croce. Agricola spirò, dopo aver invocato il nome di Gesù.

 

I corpi dei due Martiri vennero sepolti nei pressi dell'arena. In realtà assolutamente sconosciuti erano stati Vitale ed Agricola sino al 392, anno in cui il vescovo bolognese Eusebio annunciò il ritrovamento dei loro resti in un cimitero ebreo dell’odierno capoluogo emiliano. Egli diede loro nuova sepoltura con rito cristiano, evento al quale presenziò anche Sant’Ambrogio, rivolgendosi ai martiri nell’omelia ed invitando la popolazione a venerarne le reliquie, che furono poi custodite nella chiesa più antica di Santo Stefano. Sul luogo dove si trovava l'arena romana, che vide il sacrificio dei primi Cristiani bolognesi, sorse nel 1475 la Chiesa dei Santi Vitale e Agricola, in via San Vitale. Sotto questa chiesa è un'antica cripta del XI secolo, unico avanzo di una chiesetta dedicata anch'essa ai due Martiri.