Dialetto bolognese

Il dialetto bolognese è una varietà linguistica della lingua emiliano-romagnola, parlato principalmente nella provincia di Bologna, nel circondario di Castelfranco in provincia di Modena e, in sottovarianti locali, nei comuni di Sambuca Pistoiese, Cento, Sant'Agostino, Poggio Renatico nella città di Argenta e le frazioni limitrofe di Campotto, Bando, Ospital Monacale e Santa Maria Co' di Fiume. Viene anche denominato Emiliano sud-orientale e appartiene al più vasto gruppo linguistico gallo-italico.


Grammatica
Il bolognese, come gli altri dialetti del gruppo gallo-italico, appartiene al più vasto gruppo linguistico romanzo occidentale e differisce in vari aspetti dall'italiano standard, che è invece un idioma del gruppo romanzo orientale.


Fonetica e ortografia
Il sistema fonetico bolognese è assai più ricco dell´italiano standard, sia per le vocali che per le consonanti. Si utilizzerà in questa pagina la Ortografia Lessicografica Moderna, elaborata da Daniele Vitali e Luciano Canepari ("Pronuncia e grafia del bolognese", in Rivista Italiana di Dialettologia, RID 19, 1995, pp. 119-164) ed oggi divenuta la grafia ufficiale bolognese.


Vocali
Alle sette vocali dell'italiano standard si aggiungono nel bolognese due suoni vocalici tipici: ä e å (che si pronunciano rispettivamente come la a e la o delle parole inglesi hand e bottle), nonché la sostanziale differenza tra vocale breve e vocale lunga. In bolognese avremo dunque dodici suoni vocalici diversi: à â é ê í î ó ô ú û å ä. Le vocali ä e å cosí come quelle lunghe sono sempre toniche. La distinzione tra vocale breve e vocale lunga è importante perché costituisce una coppia minima dal punto di vista fonetico: si confrontino infatti le due parole omofone sacc (secco) e sâc (sacco). Caratteristico del bolognese è anche la presenza diffusa di dittonghi fonologici, che sono sempre tonici: ai åu come in fiåur (fiore) o maila (mela).


Consonanti
Per quanto riguarda le consonanti, quelle che presentano diversità sostanziali dall´italiano standard nella loro pronuncia sono la n, la s e la z. In bolognese esistono tre tipi di suoni nasali: la n, la gn e la ń. Si avrà una n velare tutte le volte che questa si trova prima di qualsiasi suono consonantico e in fine di parola: scaldén, ganba, uślén, dmanndga, rånper, cónza (scaldaletto, gamba, uccellino, domenica, rompere, ragù). Per convenzione questo suono viene sempre trascritto con n tranne che quando ricorre nel frequente nesso consonantico ńn come in galéńna (gallina), in cui ad una n alveolare segue una n di tipo velare. Il suono nasale gn inoltre può essere presente anche a fine parola: Raggn (Reno). La s e la z bolognesi si presentano in due timbri distinti: sorde (s e z) e sonore (ś e ź). Sono piuttosto peculiari. La s è infatti cacuminale e viene pronunciata arrotolando la lingua in modo che la punta tocchi il palato. È spesso accompagnata da un arrotondamento delle labbra e assomiglia vagamente alla spirante italiana "sc" davanti a e o i. La z non è affricata come in italiano, ma è al contrario una spirante dentale simile al th inglese di thing o alla c spagnola di cierro. Le varianti sorda e sonora di ognuna di queste due vocali funge da morfema distintivo per le coppie minime: zänt (cento) e źänt (gente). Altra caratteristica tipica del bolognese è la presenza del gruppo consonantico s-ć, che viene pronunciato distintamente, come la c dell´italiano "cera": s-ciavvd (insipido).

 

Morfo-sintassi
Il bolognese distingue due generi (maschile e femminile) e due numeri (singolare e plurale). Per la formazione del femminile negli aggettivi e nella maggior parte dei sostantivi si aggiunge il suffisso -a al maschile: defizänt defizänta (deficiente m/f) påndg påndga (ratto m/f). Complicata è la formazione del plurale. Infatti, a differenza dell´italiano, in molti casi non si aggiungono suffissi vocalici ma si produce un´alternanza vocalica nella radice del sostantivo, in un modo che ricorda le lingue germaniche. Così avremo per esempio: å - ó biånnd (biondo) - biónnd (biondi) ô - û źnòć (ginocchio) - źnûć (ginocchia) parole terminanti per -èl o -ôl terminano al plurale per -î e -û martèl (martello) - martî (martelli); fiôl (figlio) - fiû (figli) MA: sàntel (padrino) rimane invariato al plurale (parola piana). Le parole maschili terminanti in consonante rimangono immutate al plurale e il numero è quindi individuabile solo tramite l´articolo: al râm (il ramo) - i râm (i rami). Le parole femminili non derivate da parole maschili perdono la -a finale: la rôda (la ruota) - äl rôd (le ruote). Talvolta è possibile l´aggiunta di vocali eufoniche: fammna (femmina) - fàmmen (femmine) Le parole femminili derivate da parole maschili (sostantivi mobili) formano il plurale invece aggiungendo -i: biånnda (bionda) - biånndi (bionde) - ziéńna (zia) - ziéńni (zie) (bionde) Gli articoli sono: Determinativo : al (il - maschile singolare, usato davanti a tutti i nessi consonantici: al scumpartimänt); la (femminile singolare); l´(maschile o femminile singolare davanti a vocale -se femminile, con apostrofo a causa dell'elisione della a finale); i (maschile plurale); äl (femminile plurale); äli (femminile plurale davanti a vocale: äli ôv - le uova, pron. agliôv o egliôv). Indeterminativo: un (uno - maschile singolare); una (femminile singolare) Assai complesso è il sistema verbale, che comprende quattro classi verbali (verbi che terminano per èr, air, er, îr) spesso irregolari soprattutto nel sistema del presente indicativo. Particolarità del dialetto bolognese è la presenza, accanto al pronome personale, di un altro elemento (che deve sempre essere espresso) che sta tra soggetto e verbo, definito (Vitali) espansione del soggetto. I pronomi personali e le espansioni del soggetto sono: Espansione del soggetto: a (io); (e)t (tu); al,la (lui,lei); nuèter (noi); vuèter (voi); i,äli (loro) Pronome personale: mé ; té ; ló, lî; nuèter ; vuèter ; låur Coniugazione affermativa del verbo èser (essere) (mé) a sån (té) t î (ló) l é (lî) l'é (nuèter) a sän (vuèter) a sî (låur) i én (låur) äli én Coniugazione interrogativa del verbo èser (derivata dall'inversione tra verbo e espansione del soggetto, posposta come in francese accade col soggetto) såggna ? ît ? êl, êla ? saggna ? sîv ? êni ? Coniugazione del verbo magnèr (mangiare) a mâgn t mâgn al, la mâgna nuèter a magnän vuèter a magnè låur i mâgnen Coniugazione interrogativa del verbo magnèr mâgna ? mâgnet? mâgnel? mâgnla? magnaggna? magnèv ? mâgn-ni ? 

 

Sottovarianti locali
Il dialetto bolognese presenta una varietà piuttosto ricca di forme vernacolari all'interno della sua area di diffusione. La variante cittadina (definita anche intramuraria dal Vitali) è l'unica ad essere stata oggetto di studi linguistici e lessicografici approfonditi ed è anche quella che gode di una letteratura più vasta. All'interno dell'area di diffusione del bolognese possiamo tuttavia distinguere (sempre nella classificazione del Vitali) sei sottovarianti principali che, pur presentando unitarietà a livello grammaticale, differiscono per tratti fonetici e lessicali:

  1. Dialetto bolognese cittadino
  2. Dialetti bolognesi montani medi
  3. Dialetti bolognesi montani alti
  4. Dialetti bolognesi della pianura occidentale
  5. Dialetti bolognesi della pianura orientale
  6. Dialetti bolognesi della pianura settentrionale

 

Lessicografia
La tradizione lessicografica del bolognese è abbastanza antica: il primo vocabolario della lingua bolognese risale infatti al 1820 ed è stato redatto da Claudio Ermanno Ferrari. Il primo dizionario moderno del bolognese compare tuttavia nel 1901, compilato da Gaspare Ungarelli, che tenta di dare una grafia unitaria al dialetto, che fino ad allora veniva trascritto utilizzando la grafia italiana, assai deleteria per un idioma foneticamente così distante dal toscano. Per arrivare alla grafia attuale si dovrà attendere il 1964, quando Alberto Menarini pubblica il saggio Sulla grafia del bolognese e introduce l´uso degli accenti grave, acuto e circonflesso, come anche i segni ä å ń ś ź. Questa grafia è in uso anche nei vocabolari stampati attualmente. Più recentemente, un ulteriore perfezionamento è stato messo a punto dal prof. Luciano Canepari dell'Università di Venezia e dal suo discepolo Daniele Vitali con l'introduzione della GLM (grafia lessicografica moderna) che consente di riprodurre in uno scritto, usando i segni proposti dal grande maestro Alberto Menarini più altri tre, la REALE parlata dialettale senza dovere "indovinarla" riferendosi al contesto della frase. Questa grafia è quella usata nella grammatica del dialetto dello stesso Vitali (Dscårret in bulgnais? - con appendice contenente le coniugazioni verbali complete, di Roberto Serra - Perdisa 2005) e nel grande dizionario bidirezionale Bolognese Italiano - Italiano Bolognese, di Luigi Lepri e Daniele Vitali (oltre 33000 lemmi, Pendragon 2007). Lo stesso metodo grafico viene usato anche nei Corsi di Bolognese che da 7 anni Roberto Serra tiene presso il Teatro Alemanni di Bologna, su tre livelli, con la partecipazione di oltre 100 allievi ogni edizione (Al Cåurs ed Bulgnais)


Curiosità

Nomi maschili e femminili
A differenza dell'italiano dove la distinzione tra maschile e femminile avviene solo per il numero uno (uno - una) nel dialetto bolognese la distinzione permane fino al 3:

  • ón - ónna
  • dû - dåu
  • trî - trai ...
  • dal quattro (quâter) in poi non c'è più distinzione.

 

Lessico informatico in bolognese (da Al Sît Bulgnais)

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Tratto da wikipedia